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DOPO IL BUS: Scritto da Ejay Ivan Lac (VM 18)





Scritto da:
EJAY IVAN LAC



DOPO IL BUS



Il bus molte volte può essere responsabile di tratti di vita che non ti saresti mai aspettato, quel bus delle ventitre e quarantacinque, quelle strade della metropoli bagnate dalla pioggia, la nebbia, che avvolge le luci dei lampioni, che illuminano la città.

Come quella sera, come quel bus, quelle poche persone e lei, pensierosa e stupenda, con lo sguardo rivolto fuori dalla realtà, anche se il viso guardava il mondo reale, che scorreva veloce, mentre il mezzo ci avvicinava alle nostre destinazioni.

Seduto davanti a lei, non potevo non notare il tatuaggio sulla mano, raffigurante la scritta (The universe is my wish box) colpito, da quella frase meravigliosa che rappresentava tutto il mio credo, tutto ciò che mi rappresenta.

Lei si accorse, mentre continuava a guardare fuori esclamò: "Sembra una frase ridicola, ma non mi interessa" ma io gli dissi che non era una frase ridicola, in quanto anche io credo nei regali dell'universo, delle strade che ci indica, negli indizi che ci mostra, cercando di costruire lo schema da seguire per raggiungere i nostri desideri.

Quella sera eravamo entrambi delusi, entrambi soli, entrambi, arrabbiati, lei sentiva nella mia voce le vibrazioni della mia rabbia, io sentivo, la tristezza nella sua voce, ma entrambi avevamo voglia di parlare e di uscire dagli schemi in quella notte che si avvicinava.

Mi chiese dove ero diretto, molto lontano da dove scendeva lei, mi sarebbe piaciuto restare con lei ancora un attimo, ma la mia destinazione era quasi vicina, riuscivo a farla ridere con le mie stronzate che non avrebbero fatto sorridere neanche il comico più scarso, ma lei si, lei rideva ed aveva gli occhi lucidi, cosa aveva questa meraviglia per essere così ferita, così arrabbiata?

Mi chiese se ero deluso dalle persone in amore, una domanda che valeva una risposta lunga molte pagine, ma cercai di rimanere nelle righe di un capitolo che sarebbe finito in un paio di minuti, gli dissi che non tutte le persone sono una delusione, in quanto basta poco, davvero poco per incontrare qualcuno di interessante, per poi capire che davanti hai qualcuno che vale la pena approfondire, le persone in amore si fermano all'aspetto, al colore, alla razza, si fermano ai soldi, e non guardano mai nel profondo del cuore, si scelgono per convenienza e non assaggiano le vibrazioni che l'anima di un essere umano è in grado di lanciare.

Mi lasciai andare e gli dissi che ero contento di aver davanti a me, una donna così bella, in una giornata così noiosa e monotona, e che mi sarebbe piaciuto restare con lei un altro po di tempo ancora, in quella notte troppo fredda...

Così lei mi propose, che se volevo farle compagnia a casa sua, sarei stato il benvenuto, restai in silenzio per un paio di secondi, lei aspettava una risposta e io gli dissi che la risposta se ne era appena andata, in quanto sarei dovuto scendere alla fermata che era appena passata, lei sorrise e poi rise, si morse le labbra, era quasi eccitata all'idea, anche io ero emozionato, sapevo che in quella notte avevamo bisogno l'uno dell'altro, per tirarci su, per sentirci voluti da qualcuno di vero.

Ero curioso, una sconosciuta che ispira ogni tuo senso, ti invita nel momento stesso dell'incontro, a casa sua, solo perchè l'hai affascinata con il tuo modo di essere, sai perfettamente che in quella notta, l'avresti baciata e toccata, perchè lei faceva traspirare questa visione, questa sicurezza.



A CASA

Proprio su quel tappeto di pelliccia sintetica, davanti al suo camino, lei si avvicinò per baciarmi e non potevo che non fare la stessa cosa, le sue piccole labbra morbide, i suoi piccoli denti che sfioravo con la lingua, mentre si intrecciavano tra di loro, teneramente scivolose, nelle nostre bocche bollenti.

Si tolse la maglietta e il regiseno, si mise sopra di me, togliendomi la maglia, continuavamo a baciarci, davanti a quel fuoco che scaldava la nostra pelle già bollente, con la mia rabbia la stringevo forte, stringevo la sua carne, il suo seno, stringevo il suo culo perfetto, le sue gambe sopra le mie, lei mordeva la mia pelle, mi sentiva, mi ascoltava...


Con le dita, gli strinsi le labbra della vagina, mentre leccavo i suoi capezzoli, la stringevo forte, lei sospirava fortissimo, gli sussurrai all'orecchio se gli piaceva, con un gemito disse di si.

La sdraiai sul divano, cominciai a leccarla, mentre la stringevo, lei si accarezzava il corpo, mentre io sentivo il suo odore vicino al mio viso, profumava, era stupenda sentirla godere in quel modo, la nostra rabbia lentamente si allentava, il corpo prendeva fuoco e i nostri pensieri diventavano sempre più sporchi.

Dovevo sfogarmi, volevo essere in grado di liberare i suoi pensieri, mi slacciai la cerniera, lo tirai fuori e la penetrai, spingendo abbastanza in profondità, gli bloccai le braccia, lei mi guardava negli occhi, aveva uno sguardo incazzato, mi chiese di spingere più veloce, più forte, mi chiese di insultarla, di violentarla, la presi dal collo, senza fargli male, spingevo, forte, la nostra pelle cominciava a sudare, a bagnarsi, mentre le fiamme del camino si abbassavano, quelle del nostro sangue si alzavano sempre di più.


Con una mano mi afferrò il braccio, mentre con l'altra mano si toccava il clitoride, continuavo a scoparla, forte, come lei chiedeva, in quel momento era come se avesse perso i sensi, le sue gambe si strinserò sui miei fianchi, si bagnò tutta, mi bagnò moltissimo, non avevo mai visto un orgasmo femminile così forte, in quel momento, venni anch'io, tranquillamente dentro di lei, avevo il profilattico, non avrei rischiato nulla, continuavo a penetrarla dolcemente, sentivo la carne pulsare, il cuore battere fortissimo, lei era rilassata, chiuse gli occhi, la baciai sul collo, sulle orecchie, presi il suo viso e la baciai in bocca, lei mi accarezzava, tutta la nostra tensione, tutta la nostra rabbia era come svanita.

Mi abbracciò, davanti al camino ormai spento, ci guardammo negli occhi e lei esclamò: "Metto altra legna nel fuoco".



FINE


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