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RACCOLTA PROIBITA: Ho messo insieme alcuni miei scritti storici!








Ho messo insieme una raccolta dei miei migliori scritti, esclusive per il sito di letteratura Ewriters.it, scritti che hanno avuto centinaia e centinaia di lettori, e hanno scaldato la loro fantasia, ora li ripropongo per il mio blog! tutte per voi!




GOCCE DI VINO


Non volevo annoiarla con le solite paroline che tutti usano, versai uno dei miei vini migliori presi dalla collezione, versai quel sangue d'uva nel suo bicchiere, il profumo si sprigionava nella stanza e ci guardammo negli occhi...

Qualche piccola risata e qualche sguardo più lungo del solito, condivano l'ora appena scoccata, l'orologio segnava la una di notte, e lei, diventava sempre più attraente, ad ogni sorso la sua pelle era sempre più profumata, ad ogni sorso, il sangue diventava sempre più caldo.

Ero curioso di sapere che sapore avesse la sua pelle, e che profumo avrebbe emanato, così, senza dire nulla, mi avvicinai al suo collo e assaggiai, era profumata, sulle labbra rimase un sapore delicato, gentile, e michiesi, cosa sarebbe successo se una goccia di quel vino si mischiasse al sapore di lei...

La presi per mano e la invitai a stendersi sul letto, il suo viso arrossito e un sorriso malizioso mi guardavano negli occhi, la coppa mezza piena di vino nella mano destra e con la sinistra, gli sbottonai la camicetta, che finì sul pavimento, si tolse anche il regiseno, che finì sopra la camicetta, mentre il profumo di ginepro ardeva nel brucia essenze, con il dito, presi del vino e lo feci colare sul suo petto.

Quella goccia, su di lei, era meravigliosa, le molecole del vino assorbite dalle cellule della sua pelle, le mie labbra bacciarono tale meraviglia, e un sapore intenso si sprigionò nella mia bocca, gocce sul suo ventre, gocce sulle sue labbra, gocce nella sua lingua che rendevano i nostri baci ancora più saporiti, senza fretta, senza tempo, volevamo finire quella coppa.

Così allargai le sue gambe, e bagnai nel vino le mie dita, facendole penetrare dentro di lei, i suoi occhi si chiusero e il suo respiro diventava sempre più intenso, continuai a bagnare nel vino, i miei movimenti diventavano più veloci, vederla godere era eraviglioso, il profumo si sprigionava ed ogni suo respiro disegnava nell'aria fiori meravigliosi che germogliavano nella stanza, così decisi di assaggiare con la lingua, e lei godeva sempre più.

Il piacere esplose nel suo corpo, ed io potevo sentire l'odore uscire da ogni parte della sua pelle, i fiori germogliarono da ogni sua cellula, profumarono la mia stanza e la guardai negli occhi, senza dire nulla, senza aggiungere parole, lei mi abbracciò...

Mi baciò il collo e sussurrando nel mio orecchio disse: "Ora tocca a me ad assaggiare...."

(Ejay Ivan Lac)




CREDEVO VOLESSE FARE L'AMORE

Credevo volesse fare l'amore, invece mi sbagliai, lei si mise sul tappeto, tirando fuori da un mobiletto un pennello e una boccetta di color nero, mi guardò sorridendo, ponendo tra le mie mani il pennello, e mi disse, che lei, provava piacere sentire il pennello sulla sua schiena, mentre disegnava...

Così si spogliò, ed io rimasi affascinato dal suo corpo che la natura aveva modellato con poesia, spensi la tv, e accesi la lampada, che dava la giusta atmosfera, lei a pancia sotto con il seno che premeva sul pavimento, mi avvicinai, ed aprii la boccietta. 

Intingendo il pennello, cominciai a disegnare fantasie astratte, seguendo le sue ondeggiature, le sue curve, che indicavano la strada, e lei... lei sospirava, si sentiva calda ed eccitata, come poteva un pennello provocare in lei, questa reazione? 

Linee sui fianchi, linee sulla schiena, le spalle, onde sui suoi clutei, rami e fiori, sulle sue gambe, e lei, continuava a passarsi la lingua sulle labbra, e mi disse, se tutto questo mi stava eccitando, ed io risposi “Moltissimo”.

Il suo corpo si alzò da terra, stirandosi la schiana come un gatto, e mi guardava con quello sguardo intenso, che uccide, ti senti come trafitto da una lama nel cuore, e non riesci a toglierla se non la tocchi almeno una volta... certe lame, si sciolgono solo sentendo il calore della pelle di chi in quel momento, fa impazzire la nostra mente e confonde il battito del cuore.

Dietro di lei, sapevo che voleva quello, la sua bellezza, il suo calore, e quei disegni che si muovevano insieme a lei, ed io li guardavo, passando la mie mani sulla sua schiena mentre lei godeva, le mani, cancellavano e mischiavano il colore di quella fantasia astratta, fantasia, che si trasformava in realtà... 

Quella fantasia, che si incideva a caldo nei nostri corpi! 

(Ejay Ivan Lac)



LA LAMA DI UNA CREATURA


Quella sera volevo stare solo, quella sera, dove fuori pioveva e le strade, riflettevano la città, su quell'asfalto che ho percorro centinaia di ore al mese, era un momento così, quei momenti dove ti chiedi se questa notte, è quella giusta per rendere la vita meno noiosa...

Li dentro, in quel locale che profumava di sigaro e alcol...

Le luci soffuse, e la musica che avvolgeva le pareti, sensuale e melodica, accompagna il suo corpo, che si muoveva leggero sul palco, era bellissima, era fantastica e forse, una delle più belle creature che ho incontrato in questi cinque anni.

I suoi occhi mi trovarono, ed io la guardai, e visto che avevo molti soldi da spendere, la mia anima mi disse: "Prendila, è lei quella giusta per stanotte" e mentre pensavo ad un modo per affascinarla, lei...
Sul palco... mi prese contro piede, ed affascinò tutti noi in un colpo solo...

Prese da dietro una tenda, una spada, che mostrò al pubblico impnotizato dalla sua bellezza, leccò con la sua lingua la punta dell'arma, passò la lama sul suo seno, sul suo ventre, e poi, con un sorriso malizioso, quella lama, entrò lentamente nel suo corpo, e lei era fiera di ciò che aveva fatto...
Non era umana, non sentiva dolore, neanche una goccia di sangue...

Lei, creatura misteriosa, doveva essere mia quella notte.

Dopo essersi sfilata la spada dal ventre, scese dal palco, io mi alzai dalla sedia, seguendola dietro il camerino, la presi da un braccio e le dissi: "Vorrei riempire questa notte con te, dammi questa occasione" lei senza parlare, mi portò nel suo camerino e chiuse a chiave, mi diede un bacio, quella lingua che aveva leccato la spada pochi minuti fa, bolliva nella mia bocca, era calda, era morbida, e con la mano cominciò a masturbarmi...

Mi tolse i vestiti, e si girò di spalle appoggiando le mani sul tavolino, davanti allo specchio che usava per truccarsi, la penetrai da dietro e lei, fece un sospiro, ero eccitato, perchè il suo corpo era caldissimo, godeva e i nostri occhi si guardavano tramite lo specchio, che rifletteva il nostro atto, la nostra fusione.

Mentre l'orgasmo faceva sentire il suo arrivo, lei mi prese la mano, e la mise sul suo collo, invitandomi a stringerlo forte, come per soffocarla, lei godeva, la sua pelle scottava, e il suo respiro, era come assente...

Una volta lasciata la presa, lei si riprese, si girò verso di me e mi baciò ancora: "Non ti fare più vedere, portati questa cosa con te..." Io gli chiesi: "Cosa sei?" e lei rispose: "Non lo so, vattene".

(Ejay Ivan Lac)



MI VUOI VERO?


Preferisci una persona sincera? o preferisci una noiosa motivazione fasulla?

Perchè la mia bocca non sa dire menzogne, e non vede l'ora di baciarti, spogliarti, scoparti su quel letto di velluto, anche per una notte sola, toccartela e sentire il suo profumo.

Prendere ogni pezzo di te, e invaderlo di piacere, ho voglia di te, ed ogni volta che ti vedo, la mia anima si emoziona, hai un corpo animalesco, preciso, aggressivo, prenderti da dietro e stringere i tuoi seni, caldi e precisi, è uno di quei sogni che invadono la mia notte, sotto quel cielo di stelle che indica la via, e porta, sempre verso di te.

Amarti? non ci penso, tu sei quell'anima che bisogna assaporare ogni singolo giorno, nei luoghi più impensati, nelle situazioni più assurde, sei, quella preda che guardo, come un foglio bianco dove disegnare tutte le mie fantasie...

Quelle fantasie, che nessuno ha mai avuto il coraggio di raccontarti!

Mentre io, io non ho nulla da nascondere, perchè mentire è da rammoliti, e preferisco mille volte, dirti ciò che mi provochi che far finta di essere quel bravo ragazzo, che vuole portarti a letto...

(Ejay Ivan Lac)



DOPO IL PRIMO FLASH


Dopo il primo flash, le chiesi di togliersi i pantaloni, lei mi guardò e lo fece, aveva uno sguardo particolare, mi disse “Userai me per le tue copertine?” dissi che ne avrei scelta una, la migliore, si alzò da terra, venne verso di me e mise la mano sull’obbiettivo “così non va, io voglio andare oltre” così si tolse tutto, si risdraiò a terra, aprì le gambe e cominciò a toccarsi, dissi che non mi serviva nulla di tutto questo, ma lei continuava, così mi avicinai a lei, cominciai a fotografarla, sul letto, sul divano, il suo corpo si muoveva, e i capelli scivolavano dietro la schiena, mi piaceva illuminare con il flash le sue curve, con le ombre che riflettevano sul muro, si mise davanti a me, e mi tolse la maglietta “hai paura di me?” ed io risposi “non ho paura di nessuno, il mondo è sotto i miei piedi” lei sorrise, e mi prese il cellulare dalle mani, si sdraiò sul divano e mi tirò dal braccio sopra di lei “ma oggi sotto di te ci 
sto io” 

(Ejay Ivan Lac)



UN PO' PASSIONE, UN PO' VIOLENZA


Se quella notte non mi fermavo lo avrei fatto per ore, perfetta sconosciuta davanti a me, solo per qualche bicchiere di troppo ed una chiacchierata di due cuori infranti, seduti a parlare dei nostri problemi, e più ci facevano male e più continuavamo a bere, e così che dopo le dissi quanto era attraente, lei mi fece un sorriso e mi tirò il tovagliolo sul viso, così mi alzai dalla sedia, la presi dalla bocca e la baciai, le nostre lingue subito si toccarono, mentre l’orologio segnava le 23:45 e il primo freddo di Ottobre avvolgeva questa città dai mille ricordi, di un’infanzia impossibile da mandare giù in un colpo, da quelle delusioni e ferite sul cuore che tappezzano ogni via della metropoli.

Così le dissi, ti voglio, e la feci alzare dalla sedia, davanti al suo divano, la spinsi con rabbia su di esso, e continuai a baciarla, lei disse che ero troppo agitato, ma mi tolse la maglietta, sentire quelle mani sul mio petto mi rilassava il cuore, quel collo morbido da baciare e leccare, vedevo il suo seno dalla camicetta bianca, lei si tolse tutto e potei toccarla, il suo sguardo e gli occhi chiusi eccitavano ogni mia rabbia, immaginando quei visi che non ho mai potuto far sorridere per mano mia, lei era perfetta, per colmare quella sera il vuoto che, questa vita ha lasciato.

Come le note di un piano toccavo ogni sua parte, sdraiata sul divano, ero arrabbiato e lo era anche lei, forse fare sesso ci avrebbe sfogato, perché scatena in te la tensione per poi buttarla via come carta straccia, cosi gli aprii le gambe e con forza entrai nella sua anima, mi graffiò la schiena, e mi disse non ti fermare, anche se ero cattivo, anche se nessuno la sentiva respirare, mi sussurrava, non ti fermare, la guardavo negli occhi e le chiusi la bocca con la mano, mentre guardavo il suo corpo muoversi con me, mi stringeva a lei, mi voleva sentire, ed io, continuavo a spingere, la dominavo, era mia, era parte dei miei istinti, le parole ormai erano aria che usciva, affannata di piacere, i pensieri ormai, erano diventati cenere, come l’incenso che smise di bruciare, mentre le ore passavano, lei mi fermò, appoggiando la sua bocca sotto di me, gli strinsi i capelli, e gli accarezzai il viso, in quel momento, provocò in me la scarica decisiva, che mi sciolse l’anima, lei si sporcò con il mio piacere, risalì sul mio viso, mi guardò e mi baciò sul collo…

Avrei potuto continuare tutta la notte, ma avevo paura di fagli del male, così la strinsi a me, addormentati nudi, come sulla riva del mare, senza amore, senza complicazioni, solo affetto, solo sesso e un po di rabbia…

(Ejay Ivan Lac)
 
 






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