SENZA VELI: Tre storie eccitanti, in prima persona. (VM18)
Scritto da:
Ejay Ivan Lac
SENZA
VELI
#1
DUE FATE
GENTILI
Il Rosso hotel, era isolato dalla tempesta di neve che si stava
abbattendo tra le montagne di Como, la sua furia si abbatteva sulle
strade, le case, gli alberi, e l'orologio segnava le 21:45, nella
reception.
Mi
ricordo che stavo tentando di far partire la rete internet, che non
ne voleva sapere di ripartire, ero solo quella sera, e dovevo gestire
i clienti che alloggiavano nelle otto stanze di quel piccolo hotel, e
dire che stavo solo facendo un favore ad un paio di persone che
conoscevo, avevano bisogno di qualcuno che badasse tutta la notte
alla struttura, mentre loro, dovevano fare la veglia funebre di un
loro carissimo parente, e non avevano intenzione di perdere i clienti
che avevano prenotato, così, visto che il mio stato d'animo non era
dei migliori, decisi di rimanere a sorvegliare la struttura, insieme
ad una loro dipendente, Luna.
Anche
perché da solo, non avrei saputo gestire determinate cose, perché
un conto, e sorvegliare la struttura e occuparsi di robe semplici,
come portare da bere nelle camere, lenzuola ecc..., e un altro e
gestire le faccende più complesse, come cucinare qualche piatto, o
assistere gli ospiti in caso di domande sul funzionamento dei
servizi.
Luna,
finì di pulire la camera numero otto, e venne nello stanzino dove mi
trovavo io, che cercavo disperatamente di usare internet, lei era
molto carina, dolce, con un fisico armonioso e delicato, indossava
una gonnella leggera rosa, e delle calze color carne, che mettevano
in risalto la loro bellezza, una camicetta rosa e i suoi capelli
biondicci, sembravano appena lavati e asciugati...
Mi
sorrise, mentre prese dal frigo un succo di mele, sedendosi vicino a
me, riuscivo a sentire il profumo del balsamo che aveva usato:
Luna:
Non funziona?
Io:
No, con questo tempo siamo praticamente isolati qua dentro...
Luna:
Sai, Ivan, tutto questo è eccitante non trovi?
Notavo
che volesse dirmi qualcosa, forse voleva provocarmi, io quella sera
ero abbastanza nervoso, uno di quei periodi che ti stendono a terra,
e ti fanno odiare tutte le persone del pianeta, e quando parli
d'amore, ti viene solo una gran voglia di spaccare tutto, ti senti
solo, ti senti sconfitto, e non sai mai quale strada prendere per
sentirti meglio!
In
quel momento, arrivò alla reception una ragazza che alloggiava in
una delle stanze, chiamò dal bancone, andai fuori dalla
stanzetta per sentire cosa voleva:
Veronica:
Hey, scusa se ti disturbo, potresti salire un attimo in camera,
perché non riusciamo a fare andare la televisione!
Io:
Credo che sia il tempo, perché anche internet non funziona.
Veronica:
Ma non è un problema di segnale, e che non si accende...
Così
decisi di seguirla nella sua stanza, avvisando Luna, dicendogli che
mi sarei allontanato un secondo.
Saliti
in ascensore, Veronica mi guardava negli occhi, e mi disse che avevo
una maglietta carina, accarezzando la mia spalla, credo avesse fumato
qualcosa, i suoi occhi erano molto rossi, e barcollava un pochino,
infatti usciti dall'ascensore, gli chiesi se stava bene, e lei mi
rispose di si, e aggiunse: “Abbiamo fumato un po, sul balcone, al
freddo”
Quando
aprì la stanza, seduta sul letto, c'era una sua amica, Marta, che
tentava di accendere il televisore, andai dietro alla tv, ma era
tutto collegato correttamente, la spia era accesa, ma non funzionava,
anche se premevo il tasto del telecomando, non si accendeva.
Così,
ho aperto lo sportellino delle batterie del telecomando: “Ragazze,
mi sa che le batterie sono scariche”
Marta:
Vuoi fumare con noi? ci beviamo qualcosa se ti va...
Io:
Non so, perché sono giù a badare al posto dei proprietari...
Veronica:
Ma si una pausa ti ci vuole, tieni, bevi un goccio, questo vino l'ho
portato dalla Puglia... Primitivo di Manduria, dolce... si sposa bene
anche con i baci...”
Le
due ragazze si guardarono e si misero a ridere, e io presi in mano
quel bel bicchiere di vino rosso, ero eccitato a
guardarle, erano bellissime, quasi due fate, ma nei loro occhi
percepivo qualcosa, e non era quel qualcosa di sereno che puoi
trovare in una donna spensierata, era come un libro pieno di
tristezza e di situazioni spiacevoli, anche io mi sentivo come loro,
e quel vino, e il fumo che avevano nel sangue, serviva per sentirsi
meno infelici, i loro occhi, non erano rossi per la droga, ma erano
rossi per le lacrime versate.
Così
mi misi seduto sul bordo del loro letto, vicino a loro, Veronica si
mise ad accarezzare ancora la mia spalla, mentre Marta mi guardava:
Marta:
Quindi tu non lavori qui, sei un'infiltrato!
Io:
Sinceramente, mi sto stufando di stare la sotto... ma mi sono offerto
di farlo, li conosco da molto tempo... ma non sono solo, giù
c'è una ragazza...
Veronica:
Beato te che non sei solo, io mi sento molto vuota invece.
Io:
E come mai?
Marta:
Perché questa società fa schifo, non la sopportiamo, e abbiamo
bisogno di sfogare le nostre idee, le nostre passioni, il nostro modo
di pensare, diverso dal solito... vogliamo essere diverse
Veronica:
Abbiamo bisogno di fare qualcosa di strano, per sentirci meno
inutili...
Io:
Ma voi siete bellissime, come fate a sentirvi inutili?
Marta
mi mise una mano sul viso, e si avvicinò con le sue labbra al mio
orecchio, sussurrando qualcosa del tipo: “La bellezza non ci rende
libere, noi vogliamo fare cose libere”
Sentivo
i loro corpi che si chiudevano contro di me, il loro calore che
scaldava il mio corpo, e le loro labbra soffici che baciavano il mio
collo, le accarezzavo anche io, perché in quel momento, eravamo tre
anime in cerca di qualcosa di unico, che non fosse la solita strada
che tutti inseguono, e piano piano, ci toccavamo un po ovunque, anche
se ero un po timido, nel ritrovarmi con le mani in mezzo alle loro
gambe.
Marta
si sdraiò sul letto e io mi misi sopra di lei togliendomi la
maglietta, mentre sentivo le labbra di Veronica che mi baciavano la
schiena, con la bocca tolsi le spalline del reggiseno di Marta,
facendole scivolare sulle sue braccia: “Spogliati” mi sussurrava
Veronica, e nell'eccitazione, tolsi tutti i vestiti di Marta, che era
sotto di me.
vista da dietro, mi faceva impazzire, così il suo culetto morbido, e la sua pelle liscia, i loro respiri, mi facevano esplodere, e lei mi chiese di venirgli sulla schiena, e così feci, nessuno mi aveva mai chiesto di gettare lo sperma sulla sua schiena, e mi eccitava tantissimo, in quel momento anche le loro vagine si bagnarono, e alla fine di tutto, ci siamo abbracciati, in un calore unico, e ancora mi chiedevo, cosa stavamo facendo, due perfette sconosciute, e sembrava di conoscerle da una vita...
#2
COME
SI USA?
Dopo
essermi ripreso da quei trenta minuti, ritornai nella stanzetta dove
Luna stava scaldando una focaccia nel forno, mi guardava in modo
strano, ma io facevo finta di niente, presi dell'acqua da frigo e la
versai nel bicchiere:
Luna:
Alla fine la televisione ha funzionato?
Io
mi ero completamente scordato della televisione, ma le due ragazze
ormai si stavano riposando nel letto: “No, il telecomando ha le
batterie scariche”
Luna: Sei stato lì quasi quaranta minuti per capire che le batterie erano
scariche?
Io:
non sono stato lì quaranta minuti, sono andato a controllare i piani, sono stato anche al bagno!
Luna
si mise a ridere, mentre il forno segnava che la cottura era
terminata, prese la focaccia e si mise appoggiata al mobile, verso di
me, mentre la mordeva, stando attenta a non scottarsi: “Secondo me,
ti sei fatto una sveltina”
Io:
E con chi scusa?
Luna:
Con quelle due sopra, sei un porco...
Io:
Ma sei matta? Non ho fatto proprio niente, ho solo bevuto un
bicchiere di vino, nulla di che!
Luna:
Maiale, come ti sei permesso?
Sorrideva,
mentre mi diceva quelle cose, e muoveva nervosamente la gamba, un
vizio comune quando si è nervosi, e non riuscivo a capire, se era
gelosia o un sintomo di rabbia, nei suoi confronti, forse si chiedeva
perché con lei non ho fatto nulla, nonostante i suoi segnali di via
libera, così provai ad avvicinarmi a lei, la presi dai fianchi,
avvicinai il mio viso al suo, guardandola negli occhi, appoggiando il
petto al suo seno: “Cosa c'è sei gelosa?” lei mi scansò via,
andando verso il frigo per prendere un altro succo di mele:
Luna:
Non sono affatto gelosa, era solo per scherzare... scemo!
Io:
Tutti quei succhi di mela, ti faranno andare al bagno!
Luna:
Ma sai sempre tutto tu? non mi fanno andare al bagno, li bevo sempre,
anzi, vai alla camera sei, devi portare dei cuscini, li trovi nella
stanza delle lenzuola...
Io:
Cioè tu non fai niente?
Luna:
Certo, ma visto che sei qui a fare niente, almeno fai qualcosa...!
scemo...!
Mi
divertivo a stuzzicarla, tutto sommato sapevo che era attratta da me,
così ci giocavo parecchio, anche se mi attiravano le sue gambe, poi
con quelle calze chiare e quella gonnella che gli avrei strappato
via, era uno schianto, una dolce bambolina da toccare e baciare,
tutta la notte!
Presi
i cuscini dalla stanza delle lenzuola, e andai a bussare alla camera
sei, una voce femminile mi invitò ad entrare, chiusi la porta, ma
non vedevo nessuno, nuovamente la voce mi chiese di lasciare i
cuscini sul letto, e di raggiungerla nel salottino accanto alla
camera da letto, quella era probabilmente una delle stanze più
grandi dell'hotel, elegante e molto confortevole, con un bel tappeto
bianco sotto al letto!
Arrivato
nel salottino, i miei occhi rimasero paralizzati, ne trovarsi davanti
una stupenda e graziosa ragazza, vestita da scolaretta giapponese,
seduta su una poltrona nera, e un vibratore azzurro... lo
teneva tra le mani, che erano poggiate sulle sue gambe chiuse, lo
sguardo basso, mentre lo guardava in silenzio!
Io:
Tutto ok? Hai bisogno di qualcos'altro?
Sarah:
Ecco... dovresti aiutarmi a fare una cosa...
Io:
Dimmi, cosa vuoi che faccia?
Sarah:
Beh, sai... ecco sono molto timida, non so bene come dirtelo... ma...
Vedevo
che scuoteva le gambe in modo nervoso, e pensai che quella sera,
avevo visto troppe gambe muoversi in quel modo, mi metteva a disagio
in quanto non mi guardava neanche in faccia, era molto intimidita da
ciò che voleva chiedermi, e quel vibratore azzurro tra le mani, era
surreale.
Provai
ad avvicinarmi a lei, ma lei allungò la gamba verso di me, per
allontanarmi: “No!!! non ti avvicinare, resta dove sei, non ho
bisogno che ti avvicini”
Io:
Ok, allora se non hai bisogno di nulla, io torno alla mia
postazione...
Sarah:
Aspetta... il problema è questo vibratore, sono ormai cinque anni
che non vado a letto con qualcuno, ho comprato per la prima volta
questo vibratore... ecco... il problema è... che non l'ho mai usato!
Non
capivo cosa volesse da me, le possibilità che non sapesse usare
realmente un vibratore, erano minime, o davvero ero di fronte ad una
ragazza ingenua, e sopratutto, quanti anni aveva, visto il vestitino
da Cosplay che indossava, i dubbi mi venivano, così provai a
chiedergli l'età, e lei rispose: “Ventidue!!!”
Quella
fresca età, mi affascinava, contro i miei trentacinque, era come una
piccola bambina timida, che voleva procurarsi del piacere, cosa avrei
potuto fare per lei? Quali consigli voleva da me?
Si
appoggiò comoda allo schienale della poltrona nera, aprì le
gambe, era completamente nuda sotto, e quel vibratore che accese
lo fece penetrare lentamente nella sua vagina, faceva vibrare le sue
morbide labbra nascoste: “Resta qui, fino a quando non ho finito”
Non
sapevo cosa fare, quella situazione era assurda, e lei si toccava
quel bel seno coperto dalla camicetta, e ansimava come se stesse
scopando con qualcuno, anche se prima avevo fatto del sesso
occasionale, con quelle due splendide fate, lei, mi stava facendo
eccitare ancora, la sua pelle giovane, i suoi lineamenti spagnoli e
quella piccola bocca, che si apriva, ogni volta che si penetrava da
sola, e di colpo schizzò il suo orgasmo tutto sul pavimento, non
avevo mai visto una vagina spruzzare in quel modo, forse perché era
molto tempo che non infilava qualcosa li dentro.
Tolse
il vibratore dalla vagina, e si alzò dalla poltrona, dandomi un
bacio sulla guancia: “Grazie, ora puoi andare”
#3
LUNA
Quella
ragazza mi fece venire ancora voglia, avevo il bisogno di fare
qualcosa, ma da solo non mi andava, avevo quel pensiero fisso in
testa, e l'unica che avrei potuto farmi era lei, Luna, che aspettava
nella stanzetta dietro alla reception.
Così
entrai nella stanza, e chiusi la porta a chiave, lei mi guardava e mi
chiese cosa stessi facendo, andai verso di lei, mi batteva il
cuore, probabilmente non era solo una semplice scopata, era
un'attrazione vera, che avevo verso di lei, perché anche solo
guardando le sue ginocchia, mi emozionavano...
Così,
la presi dalla nuca, e la baciai, lei aprì leggermente la bocca e mi
mise la lingua, così le nostre lingue scivolavano e si accarezzavano
dolcemente, l'una contro l'altra, le sue braccia si strinsero intorno
al mio collo, le mie mani sui suoi fianchi che lentamente scivolavano
sotto quel vestitino leggero, che si stava scaldando con il calore
della sua carne, la guidai verso il pavimento, e lei si sdraiò, in
quel momento intorno a noi non esisteva più niente, la mia lingua
leccava la sua pelle, sotto le sue orecchie, leccava il suo collo e
scendeva verso la scollatura del suo seno, che spogliai con dolcezza,
da quella camicetta che indossava, lei mi guardava e sorrideva, era
contenta che finalmente era riuscita ad ottenere ciò che voleva da
me.
I
nostri corpi ormai spogliati da ogni vestito, si sfioravano e
prendevano forma, era un peccato finire tutto così velocemente, con
le gambe bene aperte, cominciai a soffiare sul suo clitoride, e a lei
piaceva molto, ogni tanto gli davo una leccata, e poi soffiavo
ancora, sentivo il suono della sua voce, che comunicava il suo
piacere che il mio soffio le provocava.
Le
mie dita scivolarono dentro, e mentre la masturbavo, la baciai in
bocca, morsicando il suo seno, volevo sentire il suo sapore, il gusto
della sua anima, il gusto del suo corpo, per non dimenticarmelo mai,
e la penetrai con forza, perché eravamo nella foga, lo percepivo
anche da parte sua, che mi graffiava la schiena, e più graffiava e
più la penetravo veloce, lei mi chiedeva di andare più affondo, e
io spingevo forte dentro di lei, che si irrigidiva dal piacere
intenso che provava, e quando il mio sangue era pronto ad esplodere,
lei mi sfilo il pene dalla vagina, e con la bocca cominciò a
succhiare, e mentre venivo.... lei mandava giù, e continuava a
succhiare, la mia mano gli stringeva forte i capelli, era un orgasmo
intenso, diverso da quello che avevo provato qualche ora prima, con
lei, era un'altra cosa, mi fece esplodere.
E
quando si tolse il pene dalla bocca, si sputò quel poco sperma
che aveva trattenuto, sopra il petto, e lo massaggiava sul suo seno,
mentre continuava a farmi rimanere in tiro con la sua mano, lei mi
guardò e mi sorrise, con quel faccino dolce, e l'aria da finta
innocente, mi disse: “Mi piaci...”
Così
ci sdraiammo nudi, sul pavimento di quella stanza, circondata da una
cucina, e dal silenzio di quella notte assurda, mentre fuori nevicava
e non cessava, il freddo congelava la neve e le strade, noi...
avevamo acceso un fuoco che difficilmente si sarebbe spento!
FINE
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